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I rapporti tra Musk e Putin vengono taciuti da una “missione” unilaterale e personalissima di Giorgia Meloni in USA, ma quanto è pericoloso consegnare i nostri dati e la nostra sicurezza ad un soggetto come Elon Musk?

Analizziamo il tutto da un punto di vista strategico, tralasciando per il momento l’assurdità di un accordo (senza gara) come questo dal punto di vista procedurale o politico per concentrarci sulle importanti conseguenze pratiche di una scelleratezza del genere.

Negli ultimi giorni, le notizie riguardanti un possibile accordo tra il Governo Italiano e Starlink, la divisione di SpaceX dedicata ai servizi satellitari, hanno suscitato, giustamente, un acceso dibattito. L’operazione, del valore di 1,5 miliardi di euro, prevede la fornitura di infrastrutture di telecomunicazione sicure per scopi governativi, militari e di gestione delle emergenze.

Questo accordo rappresenta un passo significativo per l’Italia, che mira a modernizzare le proprie infrastrutture di comunicazione, garantendo una maggiore resilienza in caso di disastri naturali o attacchi informatici. Tuttavia, l’iniziativa solleva anche una serie di interrogativi legati alla sicurezza nazionale, alla sovranità digitale e ai rapporti geopolitici internazionali, in particolare alla luce della figura controversa di Elon Musk, fondatore di SpaceX e Starlink.

L’obiettivo di questo articolo è analizzare i rischi legati a questa operazione, esplorando le possibili implicazioni tecnologiche, economiche e geopolitiche. Verranno inoltre approfonditi i legami tra Musk e alcune figure di spicco della scena internazionale, come Vladimir Putin, che aggiungono ulteriore complessità al dibattito.

Rischi per l’infrastruttura critica e la cybersicurezza italiana

L’affidamento delle infrastrutture critiche italiane a un fornitore estero come Starlink pone diverse questioni di sicurezza.
Una delle principali preoccupazioni riguarda la potenziale vulnerabilità di dati sensibili, sia governativi che militari, che potrebbero essere compromessi in caso di attacchi informatici o di interferenze geopolitiche.

In primo luogo, la gestione delle comunicazioni strategiche attraverso una rete privata controllata da un’azienda straniera può esporre l’Italia a rischi di spionaggio o manipolazione dei dati. Nonostante Starlink utilizzi tecnologie di crittografia avanzata, l’assenza di un controllo diretto da parte dello Stato italiano potrebbe limitare la capacità di reagire prontamente a eventuali minacce.

In secondo luogo, l’infrastruttura di Starlink, basata su satelliti in orbita bassa, è suscettibile a interferenze fisiche o cyber-attacchi. La dipendenza da una rete satellitare per le comunicazioni critiche aumenta il rischio in caso di conflitti internazionali, dove le infrastrutture spaziali potrebbero essere prese di mira.

Infine, l’accordo con Starlink potrebbe creare una dipendenza tecnologica a lungo termine, riducendo l’autonomia del Paese nella gestione delle sue infrastrutture critiche. Questo aspetto è particolarmente rilevante nel contesto della sovranità digitale europea, che promuove lo sviluppo di tecnologie autonome per ridurre l’influenza di attori esterni sul territorio dell’Unione Europea.

Dipendenza tecnologica e sovranità nazionale

La scelta di affidarsi a un fornitore estero come Starlink evidenzia una questione di fondo: la dipendenza tecnologica dell’Italia da attori non europei. Questo problema non è nuovo, ma l’accordo in discussione ne amplifica la portata, sollevando dubbi sull’effettiva sovranità nazionale in ambiti strategici come le telecomunicazioni.

In primo luogo, affidare le infrastrutture critiche a un’azienda statunitense significa mettere una parte essenziale della sicurezza nazionale nelle mani di un’entità privata soggetta alle leggi e agli interessi di un altro Stato.
Negli Stati Uniti, ad esempio, il Cloud Act consente alle autorità di accedere a dati detenuti da aziende americane anche se situati all’estero. Questo potrebbe esporre l’Italia a rischi di accesso non autorizzato a dati sensibili.

In secondo luogo, una dipendenza prolungata da tecnologie estere potrebbe scoraggiare lo sviluppo di soluzioni tecnologiche autonome a livello nazionale ed europeo. L’Unione Europea ha già avviato iniziative per rafforzare la propria sovranità tecnologica, come il programma Horizon Europe e il progetto IRIS^2 per una rete satellitare europea.
Tuttavia, accordi come quello con Starlink potrebbero minare questi sforzi, consolidando la posizione dominante di attori extraeuropei.

Infine, la sovranità digitale è un elemento cruciale per garantire l’indipendenza di un Paese nel panorama geopolitico odierno. La capacità di gestire autonomamente le proprie infrastrutture critiche è una condizione necessaria per ridurre la vulnerabilità a pressioni esterne e per proteggere gli interessi strategici nazionali.

La figura di Elon Musk: imprenditore o attore geopolitico?

Elon Musk, fondatore di SpaceX e Tesla, ha ampliato la sua influenza oltre l’ambito imprenditoriale, assumendo un ruolo significativo nelle dinamiche geopolitiche globali.
La sua capacità di intervenire in questioni internazionali è emersa chiaramente durante il conflitto tra Russia e Ucraina, dove il suo sistema satellitare Starlink ha fornito connettività internet alle forze ucraine, rafforzando le comunicazioni in un contesto di guerra.

Tuttavia, l’autonomia decisionale di Musk ha sollevato preoccupazioni. In un caso riportato, ha rifiutato una richiesta ucraina di estendere la copertura di Starlink fino alla Crimea durante un attacco a un porto della regione, temendo un’escalation del conflitto. (Come riportato da Wikipedia)

Inoltre, secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, Musk ha mantenuto contatti regolari con il presidente russo Vladimir Putin dalla fine del 2022, discutendo di affari, questioni personali e tensioni geopolitiche. In un’occasione, Putin avrebbe chiesto a Musk di non attivare Starlink su Taiwan, su richiesta del presidente cinese Xi Jinping.
(Come riportato da Milano Finanza, riprendendo i media internazionali)
Quindi, non solo in queste ultime settimane Musk si sta dando terribilmente da fare con disinformazione e destabilizzazione in Germania e Inghilterra, seguendo l’agenda di Putin, ma asseconda anche le richieste strategiche e militari provenienti dalla Cina, uno scenario strategicamente SCABROSO!

Queste interazioni sollevano interrogativi sulla trasparenza e sulle potenziali influenze nelle decisioni di Musk, considerando il suo accesso a informazioni sensibili attraverso contratti con il governo degli Stati Uniti.
La sua posizione di potere, unita a legami con figure politiche di rilievo, evidenzia la complessità del suo ruolo come attore geopolitico, oltre che imprenditoriale.
Qui un ottimo approfondimento di News.com.

Rischi geopolitici dell’accordo

L’accordo tra l’Italia e Starlink deve essere analizzato nel contesto delle dinamiche geopolitiche globali, dove la tecnologia gioca un ruolo sempre più centrale. Uno dei principali rischi è rappresentato dalla vulnerabilità dell’Italia a pressioni esterne derivanti dall’affidamento di infrastrutture critiche a un attore straniero come Elon Musk.

In primo luogo, l’integrazione di tecnologie Starlink nel sistema di telecomunicazioni italiano potrebbe esporre il Paese a interferenze geopolitiche, specialmente in caso di conflitti che coinvolgano gli Stati Uniti o altri attori con cui Musk ha legami diretti. La posizione di Musk, spesso in bilico tra interessi personali e questioni geopolitiche, potrebbe creare situazioni di ambiguità che compromettono la sicurezza nazionale.

In secondo luogo, la dipendenza dall’infrastruttura di Starlink potrebbe minare la capacità dell’Italia di prendere decisioni autonome in contesti di crisi internazionale. La gestione di tecnologie critiche da parte di un’entità privata potrebbe limitare la capacità del governo di intervenire rapidamente per proteggere i propri interessi.

Infine, la crescente influenza di Musk in ambito geopolitico solleva preoccupazioni più ampie sulla concentrazione di potere tecnologico nelle mani di pochi attori privati. Questo fenomeno potrebbe ridisegnare gli equilibri globali, mettendo a rischio l’indipendenza strategica di intere nazioni.

Guardiamo all’accordo da un punto di vista NATO e UE

Per la NATO, l’integrazione di una rete satellitare privata gestita da un attore come Musk potrebbe rappresentare un punto critico. L’Alleanza si basa su una stretta collaborazione e interoperabilità tra i membri, e l’affidamento di infrastrutture sensibili a un fornitore esterno potrebbe compromettere questa sinergia. In caso di conflitto, la dipendenza da Starlink potrebbe esporre l’Italia e altri paesi membri a rischi di interruzioni o limitazioni nelle comunicazioni.

Per l’Unione Europea, l’accordo potrebbe indebolire gli sforzi verso una maggiore autonomia tecnologica e digitale. Progetti come IRIS^2, che mira a creare una rete satellitare europea indipendente, potrebbero subire ritardi o perdere rilevanza se i membri dell’UE scelgono di appoggiarsi a tecnologie extraeuropee.

La mancanza di controllo diretto su un’infrastruttura critica potrebbe rappresentare un punto di vulnerabilità per l’intero blocco occidentale.

Impatto sull’industria tecnologica italiana

L’accordo con Starlink potrebbe avere ripercussioni significative sull’industria tecnologica italiana, penalizzando il settore nazionale delle telecomunicazioni e riducendo la competitività delle imprese locali. L’affidamento di un progetto strategico a una società estera potrebbe sottrarre risorse e opportunità di crescita alle aziende italiane operanti nello stesso settore.

In primo luogo, le aziende italiane attive nello sviluppo di infrastrutture di comunicazione satellitare potrebbero subire una perdita di competitività sul mercato interno ed europeo. La preferenza accordata a un operatore estero come Starlink rischia di ridurre gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore nazionale, minando la capacità di innovazione a lungo termine.

In secondo luogo, l’accordo potrebbe compromettere il ruolo dell’Italia nei progetti europei di cooperazione tecnologica. L’Unione Europea ha già promosso iniziative per rafforzare il settore delle telecomunicazioni, e una minore partecipazione italiana potrebbe ridurre il peso del paese nelle decisioni strategiche a livello europeo.

Infine, le piccole e medie imprese (PMI) italiane del settore tecnologico potrebbero trovarsi svantaggiate rispetto a un colosso come SpaceX. La mancanza di pari opportunità potrebbe portare a una concentrazione del mercato, limitando ulteriormente la capacità delle imprese italiane di competere a livello globale.

Sostanziale irregolarità di un affidamento diretto dell’incarico

Oltre alle implicazioni geopolitiche, l’accordo tra il governo italiano e Starlink, del valore di 1,5 miliardi di euro, solleva interrogativi sulle procedure di affidamento previste dalla normativa italiana ed europea.

Qui le procedure di affidamento attualmente previste da leggi e regolamenti:

  • Affidamento diretto: Consentito per lavori di importo inferiore a 150.000 euro e per servizi e forniture sotto i 140.000 euro.
    (Codice Appalti)
  • Procedura negoziata senza bando: Applicabile per lavori tra 150.000 euro e 1 milione di euro, previa consultazione di almeno cinque operatori economici; per lavori tra 1 milione e le soglie comunitarie, con consultazione di almeno dieci operatori.
    (Codice Appalti)
  • Procedura aperta: Necessaria per importi superiori alle soglie comunitarie, garantendo trasparenza e concorrenza.

Possibili violazioni procedurali:

  • Superamento delle soglie per l’affidamento diretto: Un accordo di 1,5 miliardi di euro eccede ampiamente i limiti per l’affidamento diretto, rendendo obbligatoria una procedura aperta.
  • Mancato rispetto del principio di rotazione: L’affidamento ripetuto allo stesso operatore senza gara può violare il principio di rotazione, fondamentale per evitare favoritismi.
  • Assenza di pubblicità e trasparenza: L’affidamento senza adeguata pubblicità potrebbe infrangere i principi di trasparenza e parità di trattamento previsti dalla normativa.
  • Violazione delle direttive europee: L’Unione Europea richiede procedure competitive per appalti di grande entità; un affidamento diretto potrebbe contravvenire a tali direttive.

Procedere con un affidamento diretto per un accordo di tale portata potrebbe violare diverse disposizioni normative, sia italiane che europee, compromettendo i principi di trasparenza, concorrenza e legalità nel settore degli appalti pubblici.


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